È sera, l’ora della nanna. In molte famiglie esiste il bellissimo rituale di leggere o raccontare una storia, mentre gli occhi piano piano si chiudono.
Ci sono storie avventurose; libri che raccontano di grandi amicizie o di straordinarie conquiste; storie che scorrono lente e narrazioni che tengono col fiato sospeso.
Ogni genitore, ogni nonno, conosce il suo bambino e sa che cosa lo rilassa, cosa lo fa stare bene. A volte funziona, a volte no.
Ci saranno sere in cui basterà distendersi vicini per un po’ e sere in cui vorrebbe condividere per ore con voi (specie se è nella classica età in cui la parlantina è sbocciata all’improvviso) tutto quello che ha visto e sentito e annusato e vissuto.
Potrà chiedervi di raccontargli di pirati e draghi e viaggi fantastici, potrà aver voglia di inventare storie assieme a voi. A volte avrà paura all’improvviso del buio, come se prima non lo avesse mai notato. A volte vi dirà “spegni la luce, dormo da solo, sono grande ormai”. A volte, poi, vorrà infilarsi nel lettone, magari nel cuore della notte. Certe sere, semplicemente, non avrà proprio voglia di dormire e si metterà a saltare sul letto tra pupazzi e cuscini.
Devo ammettere di non apprezzare tutti quei libri che “dovrebbero”, sulla base di studi più o meno affidabili, aiutare un bambino a dormire.
Non è comunque il caso di Sogni d’oro tesoro mio, che invece
trasforma la lettura serale in un’occasione per stare vicini e coccolarsi un po’, a qualunque età.
Lungo le pagine, dai toni chiari e rasserenanti, scorrono immagini estremamente poetiche e poche, essenziali, parole.
“Se tengo la tua manina nella mia…se ti scaldo i piedini…” e ancora “Se ti sfioro delicatamente la guancia…se ti faccio il solletico sul collo…”. Ogni pagina riserva una piccola attenzione, un gesto intimo e speciale.
Questo albo è un piccolo rituale d’amore, un momento in cui ci si riappacifica col mondo, si dimenticano le fatiche della giornata, ci si dedica completamente l’uno all’altro.
Non si specifica se chi parla sia una mamma o un papà, o magari una nonna o uno zio. Non ha proprio importanza, perché si sta parlando d’amore. L’amore è protagonista. Solo nelle ultime pagine compare l’immagine di una mamma e del suo bambino, ma ripeto, mentre lo si legge chi sia a pronunciare queste parole non conta affatto.
“Se ti do un bacino sulla punta del naso…Allora forse chiuderai gli occhi.”
Maybe, My Baby, dice il titolo originale. Forse. Magari no. Può darsi che ci saranno altre coccole, nuove carezze, buffetti e ninne nanne. Ancora per un po’. Ancora qualche abbraccio fino a che gli occhi non si chiuderanno, per sognare e riposare sereno.
Buona lettura,
[Sogni d’oro, tesoro mio. Marilyn Janovitz (testo e illustrazioni), Edizioni PescaMela, 2003. Età di lettura: da 1 anno]