Il silenzio dell’amore.
Quante volte un’emozione dentro di noi è così forte che le parole non ci paiono adatte o bastevoli per esprimerla?
Quante volte invece affidiamo con eccessiva leggerezza alle parole la dichiarazione di un sentimento, senza davvero capirne il senso.
A volte, io credo, il silenzio racchiude in sé quel che le parole rischierebbero di sminuire o ingigantire.
Il silenzio non ci inganna, ha il pregio di rendere la giusta misura di ogni cosa, di metterne a nudo l’essenza.
Nel silenzio risaltano i gesti veri, le intenzioni sincere, i sentimenti più autentici.
Il silenzio li fa brillare nella loro purezza, liberandoli da ogni orpello.
Dice il libro: “Una volta, una piccola giraffa ricevette molte carezze dalla mamma.”
Nessuna parola, soltanto tenere, affettuose carezze. In un mondo fatto di animali, in cui ogni mamma esprime amore con un richiamo a cui il proprio cucciolo risponde con un verso ben preciso, la giraffa e la sua mamma sono una silenziosa eccezione.
Le giraffe non hanno un verso: non miagolano, non cantano, non belano, né tantomeno barriscono. Le giraffe si vogliono bene in silenzio. Per quel che hanno da dirsi mentre si abbracciano, non serve emettere alcun suono.
Il loro amore si può dire senza voce. È bellissimo, profondo e intimo, esattamente come quello di qualunque altro animale. Semplicemente, non c’è nulla di adatto a esprimerlo. Così le due lo concretizzano con un abbraccio stretto, sereno, che sembra destinato a non finire mai.
La piccola giraffa è così entusiasta che non può tenere tutto quel bene per sé, quindi insegna le carezze a un elefantino, che le fa a una tigrotta, che le mostra al lupo, in una catena di affetto che finisce per coinvolgere tutti quanti.
Da quel momento tutti sanno che per voler bene a qualcuno non servono tante parole, anzi, spesso proprio nessuna.
In un abbraccio caldo, una carezza o un bacio, sta un mondo così grande, un amore inesprimibile, tanto bello che a volte solo il silenzio lo può contenere e solo i gesti lo sanno spiegare. Il contatto trasmette quel che non si riesce a dire altrimenti.
Con questo albo dò il mio benvenuto al mondo alla piccola Benedetta. Lei, al momento, di parole proprio non ne ha. Eppure, nei suoi occhi, nei suoi piccoli gesti, nei suoi silenzi, c’è già un sentimento che travalica qualunque cosa e che basta a se stesso, perfetto così com’è: il legame tra una bimba e la sua mamma.
Si può dire senza voce. Età di lettura: dai 3 anni
[Armando Quintero, Glifo edizioni, 2016. Illustrazioni di Marco Somà. Età di lettura: dai 3 anni]