Il pensiero dei bambini è semplice.
Ultimamente sono molto attenta ai discorsi che mi fa Semmy. Non che prima non lo fossi ma Semuel parla tanto, tantissimo e ogni tanto mi perdo qualche pezzo. Avete presente una radio accesa ininterrottamente 24 su 24? Ecco questo è lui! Per fortuna direte voi, visto quello che si sente in giro, però, ogni tanto, un po’ di sano silenzio non guasta.
Comunque c’ha sempre pensato lui a farmi recuperare i pezzi quindi alla fine ero attenta anche prima. Prima di adesso, di questi ultimi mesi in cui ha fatto un cambiamento enorme. Non è più bambino (per me lo sarà sempre) ma non è neanche grande.
Sta diventato grande con una velocità impressionante. Ogni giorno che passa aggiunge un tassello fondamentale alla sua indipendenza e io inizio ad avere un po’ paura.
Per fortuna ci pensa lui a ricordarmi che è ancora molto più bambino che adolescente.
A 10 anni, quasi 11, è ancora bambino anche se si atteggia da ragazzino.
Il suo modo di vedere il mondo a volte è disarmante. Per lui le cose sono ancora semplici, così come le vedi, senza ma e senza se.
“Mamma posso andare all’oratorio?”
“E’ tardi, i tuoi amici non ci saranno più.”
“E’ una bella giornata ci sono”
“Ok, però alle 7 a casa”
“Ok. Posso andare in bici?”
“Non hai il lucchetto”
“La guardo”
“Se giochi non la puoi guardare”
“Ma io la parcheggio in alto così la vedo”
“Come vuoi però non piangere se te la rubano e soprattutto non te la ricompro!”
“Ok non piango. Ciao”
[Notare che non ha detto “non me la ricompri”… Ore sette puntualissimo suona il campanello. Devo dire che è molto diligente sull’orario.]
“Com’è andata?”
“Bene”
“C’erano i tuoi amici?”
“No”
“Perché non sei tornato?”
“Perché ho giocato”
“Con chi?”
“Con dei bambini”
“Li conoscevi?”
“No”
“Scusa non li conoscevi e hai giocato con loro?
“Si”
“Ti hanno fatto giocare?”
“Si”
“Cosa gli hai detto?”
“Posso giocare?”
“E poi?”
“E poi niente mamma. Abbiamo giocato non parlato. Mamma per giocare non serve parlare”