Ho riletto di recente la fiaba di Carlo Collodi, trovando molti spunti di riflessioni interessanti che per ovvie ragioni la mia mente di bambina non aveva colto, almeno non razionalmente. Ad ogni modo la storia fu prima pubblicata a puntate e poi, nel 1883, venne raccolta in un volume.
L’occasione per rileggerla me l’ha data ancora una volta il Cinema, con il film diretto da Matteo Garrone. Si tratta dell’ennesima trasposizione cinematografica di uno dei racconti più tradotti della Storia della Letteratura Italiana. In questa nuova pellicola – che è in sala dal 19 dicembre 2019 – veste i panni di Geppetto nientemeno che Roberto Benigni, mentre il burattino è interpretato da Federico Ielapi. Nel cast anche Gigi Proietti, nel ruolo del temibile Mangiafuoco, mentre Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini (che ha scritto con Garrone la sceneggiatura) sono rispettivamente il Gatto e la Volpe. Marine Vacth è invece la Fata. E non mancano, tra gli altri, il grillo parlante, la lumaca, il pericoloso pesce-cane, Lucignolo e il Tonno. Personaggi senza tempo che hanno divertito intere generazioni di bambini.
Ma perché Pinocchio piace ancora? E qual è il significato di questo romanzo che non può assolutamente mancare sugli scaffali delle nostre librerie? Comincio con il precisare che ogni libro è specchio dei tempi in cui è stato scritto. Pinocchio non fa eccezione. Quando Carlo Collodi (pseudonimo di Carlo Lorenzini) ideò questa storia, molte cose stavano accadendo sia in ambito pedagogico che socio-culturale e politico. Il nostro Paese era stato da poco unificato e, quindi, dopo aver fatto l’Italia bisognava fare gli italiani. Le differenze tra il Paese reale e quello legale erano notevoli. La povertà raggiungeva una percentuale molto alta così come l’analfabetismo; di conseguenza si stava a poco a poco prendendo coscienza della piaga del lavoro minorile. La Scuola tentò così di unire l’Italia ma non ci riuscì mai del tutto. Fu la Televisione che negli anni Cinquanta del secolo successivo si assunse questo arduo compito, riuscendo a colmare molte lacune.
Oggi, dunque, si avverte la necessità di ridare potere alla Conoscenza, che non fa rima con nozionismo, in un periodo di grande cambiamento e instabilità. La storia di Pinocchio custodisce in questa ottica valori eterni come l’altruismo, la lealtà e il bisogno di essere autentici oltre le convenzioni.
Il burattino di legno che diventa bambino rappresenta dunque il percorso interiore che ogni essere umano è chiamato a compiere in un’ottica di trasformazione e completezza. Un viaggio fatto certamente di sconfitte, di ostacoli e di amare scoperte ma anche e soprattutto di vittorie perché quando si usa il cuore si vince sempre.
Collodi unì quindi il linguaggio figurato della fiaba con quello della favola, come si evince dalla presenza degli animali parlanti quale per esempio il grillo che è la voce della saggezza. “Le bugie hanno le gambe corte”, si dice. In Pinocchio avevano il naso lungo. Ed è proprio la Verità l’asse portante di un romanzo apparentemente semplice per la struttura ma complesso nel significato.
Una storia che dovrebbe essere letta anche ai bambini in età prescolare, i quali ne comprenderanno certamente il senso più autentico, perché dove non arriva la mente razionale arrivano la fantasia e le emozioni!
Marica Movie and Books