[Yuval Zommer, Gallucci, 2019. Età di lettura: dai 4 anni]
Nel fitto del bosco, in mezzo a tutte le altre piante maestose, c’è lui: un piccolo abete un po’ storto, che fatica a crescere.
I suoi rami non sono simmetrici come quelli degli altri alberi, anzi, pendono un po’ a sinistra e non sono cresciuti tendendosi verso l’alto, come invece avrebbero dovuto.
Così, il piccolo abete fa un po’ la figura del brutto anatroccolo in uno stagno di cigni. Le stagioni si susseguono, gli altri alberi si fanno sempre più belli, mentre il piccolo abete se ne sta lì, goffo e sgraziato. Arriva l’inverno, cade la neve che ricopre ogni cosa. Ormai è tempo di Natale.
Gli alberi intorno a lui cominciano ad essere tagliati: tutti vogliono decorare un bell’albero maestoso, dalle fronde fitte e perfette. E’ così che, un po’ alla volta, l’abete si ritrova da solo.
Si sente triste, prova a chiamare qualcuno per avere un po’ di compagnia. Dapprima sembra che nessuno colga la sua richiesta di aiuto, ma non è così! All’alba molti animali si fanno avanti dal fitto del bosco: chi porta ghiande, chi bacche, chi fiori, chi frasche, chi pigne.
Sono venuti per lui, per decorare proprio lui, alberello sbilenco eppure amato. Ora sì che è Natale anche nel bosco! Cala la notte e, a dare il tocco finale, si appoggia sulla sua punta una stella cadente. Attorno a lui gli animali si addormentano sereni. Regna la pace e in questa pace il piccolo abete si sente grande, bello, slanciato, importante.
Le stagioni di nuovo si susseguono, una dopo l’altra, mentre l’abete è sempre lì. Ora il bosco è la sua casa e ogni cosa ha un senso per lui. Tra le sue fronde fanno il nido gli uccelli e cercano riparo gli insetti, attorno a lui crescono funghi e la vegetazione si alterna. Gli animali gli fanno ancora compagnia.
Bellissima l’illustrazione finale, che esprime il senso dell’albo intero: due bambini leggono stesi sotto all’abete, uno scoiattolo gioca tra i suoi rami e sulla sua sommità sta un bel nido.
In ogni sua pagina, in ogni parola pronunciata dall’abete (che parla in prima persona), si coglie forte e chiaro un messaggio: la vita è ricca di sorprese, è strana eppure bella nei suoi risvolti inattesi.
Un albo natalizio, ma non solo, denso di poesia e di significato. “Sono l’albero che doveva essere proprio così”, afferma l’abete sia all’inizio che alla fine della sua storia. Proprio così e in nessun altro modo, perché in quei rami sbilenchi, che non vogliono crescere, che lo rendono singolare e unico, che lo hanno costretto a trovarsi solo e a scoprire il significato più profondo dell’amicizia, un’amicizia vera che non guarda ai difetti, ma sa aiutarci a cogliere il meglio anche da essi, l’abete ha trovato la chiave della sua personale felicità.
Buona lettura,
Maria