La nonna addormentata
[di Roberto Parmeggiani, Kalandraka, 2015, illustrazioni di Joao Vaz de Carvalho. Età di lettura: dai 4 anni]
“La mia nonna dorme.
La mia nonna dorme tutto il giorno.
La mia nonna dorme tutto il giorno, da un mese”
Comincia così un albo splendido e struggente che tratta di un tema delicato: una nonna che non è più quella di prima, una nonna in un letto, che mentre i giorni scorrono si prepara a volare via.
A parlare è il suo nipotino e le sue parole sono ingenue, dolci, sincere, prive di malizia. Sono parole piene di un amore straordinario eppure semplice e diretto, come può essere soltanto l’affetto di un bambino per la sua nonna.
“La mia nonna forse sogna.
La mia nonna forse sogna le cose che le piacciono.
La mia nonna forse sogna il mare, la limonata,
il pane e gli aquiloni.”
Prima di addormentarsi, racconta il bambino, la nonna si era comportata in modo un po’ strano, diverso dal solito: ballava il valzer da sola tutta truccata e ben vestita o raccoglieva fiori per farne una zuppa.
È bello come questo albo sappia parlare della malattia, della vecchiaia senza usare toni negativi: è un evento “strano”, che cambia le cose e ci porta via una parte di chi amiamo. Questo però non ci impedisce di continuare a volere bene a questa persona per quella che era prima.
Il pensiero del bambino infatti corre ancora più indietro, a “prima di addormentarsi e prima di fare delle cose strane”. È il “prima” che tutti quanti serbiamo sempre nel nostro cuore e custodiamo tra i ricordi più dolci della nostra infanzia: la nonna che leggeva tante bellissime storie, che comprava le figurine e sfornava pizzette, la nonna che “mi abbracciava in ogni momento, facendomi scomparire nel suo amore”.
Il bambino va ogni giorno a trovare la sua nonna, che dorme beata e sorridente avvolta in una nuvola soffice di capelli. Si siede accanto al suo letto per leggerle il suo libro preferito, per farle sentire che non la lascia da sola, per sussurrarle “che da grande farò come lei, cucinerò la pasta al pomodoro più buona del mondo”.
Un giorno però quel letto resta vuoto. La nonna non dorme più. La mamma gli ha raccontato che, come per una bella principessa, anche per la nonna è arrivato uno splendido principe azzurro che con un bacio l’ha svegliata e l’ha portata via con sé.
Gli occhi del bambino si fanno tristi. La solitudine lo avvolge e fissa il cielo notturno e stellato. Pensa a lei. La nonna era diventata strana, poi si era addormentata; ora invece starà bene e sarà felice.
Inutile dirvi che leggendo questo albo ho pianto lacrime di nostalgia, perché un albo così non parla solo ai bambini di oggi, ma anche a quei bambini che tutti noi siamo stati.
Amati, coccolati e un po’ viziati da nonne dolci o autoritarie, ma perennemente innamorate di noi e delle nostre birbanterie, siamo tutti cresciuti con la nostalgia di quel piatto che solo loro sapevano fare così bene, di quel sapore unico mai più assaggiato, di quel profumo di buono che emanavano soltanto la loro pelle e il loro bucato steso al sole.
“La nonna addormentata” è un albo che affronta la sofferenza a viso aperto, con onestà e dignità, con rispetto e pudore. La nonna si è addormentata, vive un lungo sogno dal quale chiunque altro è escluso, persino chi la ama più di tutti: il suo nipotino. Poi la nonna non c’è più e quel bimbo ha il diritto di piangere, di rattristarsi, di portare il lutto per qualcuno di speciale, per qualcosa che non sarà più tale. A lenire il dolore però restano i ricordi, i momenti speciali, i sorrisi, il tempo passato assieme.
Commoventi le parole con cui conclude:
“Ora non sogna più.
Vola alto con gli aquiloni.
Nuota nel profondo del mare.
Beve un sacco di limonata.
E prepara tonnellate di pane.”
Buona lettura,