Una volta c’erano i bigliettini di carta, su cui ci scambiavamo messaggi segreti o facevamo dichiarazioni d’amore. Oggi c’è la chat di Google Docs.
Nelle scuole, in quelle americane soprattutto, gli alunni vengono sempre più spesso coinvolti in esercizi collaborativi su file caricati sulla piattaforma di condivisione di Google. Per gli insegnanti è un modo per tenere tutti i lavori sotto controllo, ma i giovani sono riusciti a farne un vero e proprio momento di conversazione, alle spalle dei prof.
Niente cellulare in classe? Nessun problema, ci si vede sulla chat di Google Docs o nei commenti al file. Basta infatti evidenziare una porzione di testo e aggiungere un commento, per far sì che si apra una finestra laterale dove scambiarsi messaggi e battutine visibili a tutti i partecipanti della condivisione.
Duplicando il file creato dall’insegnante, agli occhi di un adulto poco navigato sembrerà che tu stia prendendo appunti. In realtà stai chiacchierando con gli amici. E l’argomento molto spesso è completamente diverso rispetto a quello trattato nel compito…
In questo modo, oltre agli insegnanti, i giovani riescono a ingannare anche i genitori. Almeno quelli poco digitali. Mentre loro credono che il figlio stia lavorando a un progetto scolastico, lui/lei in realtà se la sta spassando, aggirando il divieto a usare i social media.
Giovani e tecnologia: uso o abuso?
A proposito dell’uso, o abuso, di tecnologia da parte dei giovanissimi, ti vorrei segnalare un libro che, a mio parere, può rivelarsi una grande fonte di ispirazione. Si tratta di “iRules” di Janell Burley Hofmann, una mamma che ha ceduto alle pressanti richieste del figlio e gli ha regalato uno smartphone. Sotto l’albero di Natale, però, assieme all’iPhone (un modello un po’ retrò, per gli anni, ma ancora funzionante) ci ha messo anche una bella lettera.
Cosa conteneva?
Un vero e proprio contratto da sottoscrivere, con le regole di utilizzo del telefonino.
1. Il telefono è mio. L’ho comprato io. Lo pago io. Te lo presto. Non sono una persona fantastica?
2. Saprò sempre la password
3. Consegna il telefono a uno dei tuoi genitori alle 19.30 di ogni sera infrasettimanale, e alle 21 nel weekend. Resterà spento per tutta la notte e verrà riacceso alle 7.30 del mattino. Se preferisci non chiamare un amico sul fisso perché potrebbero rispondere i suoi genitori, non telefonare e non messaggiare. Ascolta l’istinto e rispetta le altre famiglie come gradiremmo essere rispettati noi.
4. Non usare l’iPhone per mentire, imbrogliare o ingannare. Non lasciarti coinvolgere in conversazioni offensive per altre persone. Sii innanzitutto un amico leale, e tieniti fuori da maldicenze e pettegolezzi.5. Non usarlo per dire cose che non diresti di persona attraverso messaggi, e-mail e telefonate.
6. Non usarlo per dire a qualcuno cose che non diresti ad alta voce in presenza dei suoi genitori. Fa’ un po’ di autocensura.
7. Se squilla, rispondi. È un telefono. Di’ «pronto», sii educato. Non ignorare mai una chiamata se sul display compare “mamma” o “papà”. Per nessuna ragione al mondo.
8. Spegnilo e mettilo silenzioso quando sei in un luogo pubblico. Soprattutto al ristorante, al cinema e mentre parli con qualcuno. Tu non sei una persona maleducata; non permettere all’iPhone di cambiarti.
9. Se l’iPhone cade nel water, si rompe o svanisce nel nulla, sarai tu a sostenere i costi della sostituzione o della riparazione. Taglia l’erba, fai il babysitter, risparmia sulle paghette. Prima o poi succederà, non farti trovare impreparato.
10. È proibito portare il telefono a scuola. Preferisci le conversazioni personali ai messaggi. Parlare è una competenza per la vita. Decideremo di volta in volta se potrai tenere con te il cellulare in caso di tempo ridotto, gite scolastiche o doposcuola.
E via così.
Ci sono, in totale, 18 regole che l’autrice spiega nei vari capitoli, avvalendosi di esperienze di vita vissuta, dalla sua famiglia o da quelle degli amici.
Un ottimo spunto da cui partire, se anche i vostri figli nativi digitali da un po’ di tempo continuano ad assillarvi che vogliono un cellulare tutto per loro.
Lo so, dirgli semplicemente NO sarebbe fin troppo facile. Tuttavia sono questi gli strumenti del loro tempo e non potremo negarglieli per sempre. Meglio affrontare subito la situazione e farlo con coscienza e responsabilità.
Partendo da qui potremo aprire un dibattito infinito su: quanti minuti al giorno permette al proprio figlio di stare davanti alla TV o giocare ai videogames, a che età è opportuno regalare a un ragazzo/a il primo cellulare, se sia lecito o no da parte di un genitore controllare cosa fanno i figli quando sono sui social network.
Hai voglia di raccontarci come hai gestito tu il rapporto “giovani e tecnologia”? Potrebbe essere di spunto per altri genitori che si trovano ad affrontare lo stesso problema. Lascia un commento qui sotto.