In questo periodo, e per tutto l’inverno, lascio riposare il mio orticello, un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché mi piace pensare che, assieme agli alberi, anche la terra si addormenti sotto il manto del freddo, pronta per tornare a dare il meglio di sé a primavera.
Così, nel giro di poche settimane, la natura torna a riappropriarsi della terra dissodata e tutto assume un aspetto un po’ selvaggio. Tra i fili d’erba, mille insetti sono intenti a prepararsi un rifugio sicuro e anche la lepre che di tanto in tanto ci ha fatto visita nel corso dell’estate pare essere troppo indaffarata per farsi vedere.

In un orticello come il mio, vive Erberto. Erberto è una lumaca, una di quelle che vediamo passeggiare lenta durante i giorni di pioggia. E’ molto ghiotto di lattuga e trascorre le sue giornate a farne grandi scorpacciate assieme ai suoi amici, fino a che, sazio, si addormenta felice. Quando la prelibata pietanza finisce, il lumacone capisce che è ora di cercare altra verdura; così, tutto solo, lascia il suo rifugio in fondo all’orto e parte.

erberto
In quello che sembra ai suoi occhi un lungo viaggio, Erberto incontra molti altri abitanti dell’orto, ognuno occupato a fare qualcosa: il ragno sta tessendo una meravigliosa tela; le formiche affollano le gallerie scavate con grande perizia, trasportando le scorte nel formicaio; lo scarabeo spinge con pazienza e precisione una pallina di sterco, che a Erberto sembra tanto una scultura. Nessuno ha tempo per lui, tutti lo allontanano ed Erberto se ne va sconsolato e triste, sentendosi sempre più affamato, inutile e solo.
A quel punto decide di arrampicarsi su un albero, per cercare dall’alto un po’ di lattuga. La giornata è stata lunga e ormai il buio cala sull’orto. E’ allora che incontra una farfalla, che, con suo enorme stupore, esprime ammirazione per i suoi “quadri di luce”.
Cosa avrà voluto dire? Tutte le creature che animano l’orto, alle sue parole, si fermano a guardare. Quello che vedono le lascia di stucco: la scia lasciata da Erberto nel suo viaggio, al chiarore della luna, si è illuminata d’argento e decora il prato come il più raffinato dei ricami. Erberto non può credere ai suoi occhi, si sente traboccare di gioia. Le sorprese però non sono finite: dalla sommità dell’albero il lumacone scorge un mare di lattuga che aspetta soltanto lui.
Assieme ai suoi nuovi amici trascorre una notte bellissima e quando si addormenta, felice, sogna tanta fresca e deliziosa lattuga.erbertoerberto
Le illustrazioni delicate che si stagliano sulla carta leggermente opaca (scelta felicissima! Avete mai pensato a quanto persino la carta possa fare la differenza e dare il suo contributo alla bellezza di un albo illustrato?) descrivono un mondo quasi incantato e surreale nella sua pura e perfetta semplicità, un piccolo universo a sé stante dove l’uomo non ha accesso, dove finalmente è la natura a fare da protagonista.

Lara Hawthorne, attraverso il suo Erberto, ci narra del riscatto di chi sembra non avere particolari doti o risorse. Senza dover mai ricorrere ad alcun noioso (e spesso inutile) tono moraleggiante, la Hawthorne ha dato vita ad un albo altamente poetico, nelle parole e nelle immagini, in cui celebra i ritmi della natura, oltre che le particolarità che contraddistinguono ciascuno dei suoi abitanti.

Buona lettura!

Lara Hawthorne, Erberto, Lapis, 2018
Età di lettura: Dai 4 anni