Su Twitter son stata coinvolta in un dibattito riguardo l’epidurale, favorevole o contraria.
Oggi voglio raccontarvi com’è andata la mia esperienza, anzi le mie esperienze.
14 anni fa, quando è nato il mio primo figlio, Semuel, non sapevo bene cosa fosse l’epidurale e non mi era neanche chiaro come funzionasse.
Sapevo solo che era un’anestesia a pagamento che serviva per partorire senza dolori. Nell’ospedale dove ho partorito, oltretutto, la praticavano solo durante il giorno, così avevo sentito.
Non l’ho fatta ma, dopo 27 ore di travaglio finito in cesareo con anastesia totale, ho giurato a me stessa che se avessi avuto un altro figlio avrei partorito con analgesia e così è stato.
Due anni fa con il secondo figlio,Carlo, ho voluto a tutti i costi fare l’epidurale.
Ho partorito in un ospedale all’avanguardia, Spedali Civili di Brescia, dove l’epidurale viene consigliata a tutte le donne perché una donna non deve soffrire per partorire. Così la pensano loro, così la penso io.
Trovo assurdo che una donna debba soffrire per mettere al mondo un figlio solo perché è “naturale” quando ci sono a disposizione mezzi per non soffrire e godersi il parto in modo più rilassato e anche più cosciente.
Ho seguito un corso informativo obbligatorio e fatto una visita con l’anestesista. Mi hanno messo a disposizione tutti i mezzi per scegliere in modo consapevole e io ho scelto.
Poter scegliere, questo è fondamentale!
In fase di travaglio attivo, con dilatazione di 4 cm, ho chiesto di procedere con l’anestesia.
E’ un momento molto delicato e non indolore, sarei bugiarda a dire il contrario, ma è questione di pochi minuti, il tempo di inserire il catetere.
In 10-15 minuti l’anestetico ha fatto effetto e tutto è cambiato.
Ero rilassata, più attiva e non avevo dolori forti. Questo non ha fermato il travaglio come molti credono.
Terminato l’effetto dell’anestesia ero arrivata alla fine, dopo trenta minuti di dolori fortissimi Carlo è nato. Durante il travaglio non avevo perso forze quindi quei trenta minuti son stati facili da superare.
Con il terzo figlio, Vittoria, ho chiesto ancora l’epidurale convinta che sarebbe andata bene come la prima volta.
Purtroppo non è stato così.
L’anestesista non è stata delicata, ha sbagliato più volte e l’anestetico era molto potente.
Fortunatamente il travaglio non si è fermato, ho continuato a dilatarmi, ma mi sentivo come se fossi drogata. Mi girava la testa, non avevo più il controllo delle braccia e delle gambe, ero stordita e impaurita.
Ho chiesto di sospenderla e nell’istante esatto in cui l’effetto è svanito il dolore è ricomparso prepotente e violento, non riuscivo più a muovermi, completamente paralizzata dal dolore.
Ho urlato di schiacciare ancora la pompata dell’anestetico, non ero molto cosciente di quello che stessi chiedendo. La bambina stava per nascere ma proprio quando dovevo spingere non sentivo più le gambe, di nuovo.
Non riuscivo a collaborare, a fare il mio dovere, mi sgridavano (no comment!), ma io proprio non ci riuscivo.
Spingevo a caso, quando mi sembrava di sentire qualcosa ma in realtà non sentivo spinte o contrazioni, avevo solo una grande nausea che mi impediva di fare tutto.
Alla fine Vittoria è nata in poco tempo, mi han dato solo un punto.
In sala post parto sono stata malissimo. Ho vomitato e non riuscivo a recuperare le forze. Anche a casa non è stato semplice riprendermi.
Tre parti, tre esperienze completamente diverse!
Detto ciò, resto comunque una sostenitrice del parto in analgesia perché ho provato entrambe le situazioni e quando l’epidurale viene praticata nel modo giusto è un aiuto gigante per la donna.
Personalmente non so se la rifarei ma la consiglio lo stesso a tutte!
Il parto in analgesia è un parto naturale.
La donna ha un ruolo attivo e fondamentale anche senza provare, per ore, dolori che spesso spaventano e inducono donne ad non avere altri figli.
Con l’epidurale il dolore diminuisce notevolmente, è sopportabile, solo a fine parto diventa intenso ma dura poco.
Tutto questo rende migliore, a mio parere, anche la condivisione di quei momenti con il proprio compagno, che spesso sta male vedendo la propria compagna soffrire.
Io e il Puni siamo riusciti anche a ridere e scherzare in sala parto.