L’amore di un giorno qualunque
Una giornata autunnale, le foglie che danno quel tocco speciale, che creano quell’atmosfera unica per cui ogni giorno è irripetibile, un capolavoro. Magari è anche domenica, chissà. Se fosse domenica sarebbe davvero perfetto, il culmine della felicità.
Il libro, però, non lo dice. Le illustrazioni di Suzy Lee cominciano ancor prima del frontespizio: un papà e la sua bambina si preparano ad uscire per fare una passeggiata .
Lui pare un po’ intimidito, lei corre avanti, pare chiamarlo. Alle prime battute già lo sommerge di domande e allegria.
“Chiedimi cosa mi piace”
“Cosa ti piace?”
“Mi piacciono i cani.
Mi piacciono i gatti.
MI piacciono le tartarughe.”
Poi, col suo passo leggero e sognante, danza un po’ più in là, mentre le foglie, le anatre, le farfalle, le libellule danzano con lei.
Questo libro è un dialogo in cui ciascuno attende risposta dall’altro, in cui le parole (quelle di lei in nero, quelle di lui in blu) contano, ma un po’di più valgono i gesti e quindi le illustrazioni; uno scambio d’amore tra padre e figlia, una corsa gioiosa che non vuole sprecare tempo, che vuole cogliere il meglio: le rane, le giostre, il gelato, i colori della natura.
Le Le illustrazioni, dicevamo. Quello sfondo imprescindibile che non fa affatto da scenario, ma che si prende un ruolo da protagonista. Senza, tutta la storia perderebbe buona parte della sua forza.
Il papà ritorna bambino, la bimbetta divertita lo trascina nel suo infinito gioco del “Cos’altro mi piace?” e “Chiedimi qualche altro Mi piace.”.
Lui ci sta, non sembra avere fretta. È un momento tutto per loro. Potrebbe durare un’ora o un intero giorno, l’intensità è tanta da non farcelo percepire.
“Splish, splash e splosh”
“Mi piacciono queste parole.
Sono parole di pioggia.
Me le sono inventate”
“Lo so”
Di lei lui sa tutto, a lui lei chiede cose che già sa “perché mi piace sentirtelo raccontare”.
Un senso di profonda unione e intimità scaturisce dalle loro parole, dalle loro figure stese l’una accanto all’altra in una radura. Le scarpe sono sparse tra le foglie, gli occhi chiusi. Lei tiene in mano un palloncino rosso. Il tempo scorre lento. Percepisco il silenzio, la quiete che li avvolge.
La pace pervade chi guarda, sembra un quadro perfetto, una di quelle giornate in cui tutto va come deve andare, in cui ogni più piccola cosa si incastra armoniosamente nel suo esatto posto e il cuore è pieno di gioia e riconoscenza per ciò che vede e sente.
Arriva l’ora di rientrare, ma anche in casa, mentre assieme si lavano i denti, c’è ancora tempo per parlare dell’imminente compleanno di lei, dei suoi desideri di bambina, che il padre già conosce: i palloncini, i cappellini da festa e una splendida torta per festeggiare.
Poi a nanna, con tutti i pupazzi e il papà che le sussurra la buona notte. Un bacio ancora. Qualche foglia sparsa sul copriletto, ricordo di una giornata speciale.
Non c’è una mamma in questo albo. Solo un papà. Attento, sereno, amoroso.
Sarà questo a colpirmi? Non so. Forse è anche questo, però. Siamo noi donne per prime che spesso ci scordiamo (e quindi ci stupiamo) di quanto un padre sappia, possa e voglia amare un figlio.
Invece lo fa. Con spontaneità e tenerezza. In un giorno qualunque, un giorno d’autunno che potrebbe ripetersi per sempre.