Aspetta
[Antoinette Portis (testo e illustrazioni), Il Castoro, 2015. Età di lettura: dai 4 anni]
“Per mia mamma, che ha aspettato”
Questa è la toccante dedica con cui ha inizio “Aspetta” di Antoinette Portis, un autentico inno all’infanzia, alla calma e allo straordinario spirito di osservazione del mondo che solo un bambino possiede.
La scena che ci troviamo di fronte è quella di un giorno come tanti, un giorno qualunque in cui una mamma, dopo essere andata forse a prendere il suo bambino all’asilo, si affretta cercando di assolvere all’infinita lista di impegni di cui è costellata la vita quotidiana.
“Presto!” incoraggia la mamma guardando l’orologio.
“Aspetta.” risponde il suo bambino che, senza lasciarle la mano, si china a carezzare il cagnolino di una signora.
Ripartono.
“Presto!”, torna a dire la mamma tenendo tra le mani il cellulare, ma il suo bambino le ripete “Aspetta.” e saluta un operaio al lavoro agitando la manina.
La mamma continua a spronarlo decisa, pur senza perdere il sorriso. Lui, con imperturbabile serenità, si ferma per dare da mangiare ad un’anatra, poi davanti al chiosco di un gelataio, si incanta davanti a un bellissimo acquario di pesci tropicali e trova il tempo di osservare una farfalla in un vaso di fiori.
La pioggia comincia a cadere, ma mentre la mamma porge l’impermeabile al suo bambino, quest’ultimo spalanca le braccia, chiude gli occhi e tira fuori la lingua cercando di catturare le goccioline che scendono dal cielo.
“Presto!” lo incalza nuovamente la mamma, guidandolo tra la gente lungo le scalinate della stazione. “Presto!”, il treno è già fermo sul binario.
“Aspetta.” le risponde il suo bambino, ma questa volta suona più come un consiglio. Improvvisamente tutta la frenesia che li circonda si spegne: due splendidi arcobaleni stanno solcando il cielo davanti ai loro occhi meravigliati. La pioggia è passata e con lei la confusione. Torna per un attimo la calma.
“Sì. Aspetta.” dice la mamma. Questo istante di pace è tutto per loro.
Tutto il libro gioca sul contrapporsi di due ritmi: la concitazione della madre, la pacata tranquillità del bambino. Anche da un punto di vista grafico, le parole della donna sono in corsivo. Il suo è quasi un imperativo, con tanto di punto esclamativo.
Il suo bambino invece parla in modo più disteso, il suo è un invito, ma anche un lieve ammonimento. Le sue parole terminano con un punto fermo. Aspetta, dicono. Non correre. Aspetta. Impara che ogni tanto bisognerebbe sapersi fermare o almeno rallentare, che è bello salutare un passante, dare una carezza a un animale, scoprire la natura. Aspetta, ricordati quanto sia importante e prezioso sapersi meravigliare per quello che da adulti ci sembra scontato, banale, già visto, saper godere delle piccole cose.
Aspetta.
Buona lettura!
Maria Salbego