Piccolo Elefante cresce
[di Sesyle Joslin, Orecchio acerbo, 2014. Illustrazioni di Leonard Weisgard.
Età di lettura: dai 4 anni. Premio Andersen 2015 come Miglior Libro 0-6 anni]
La storia di Piccolo Elefante vide la luce nel 1960 a New York con il titolo di “Brave Baby Elephant”. Nel 2014 (meglio tardi che mai!) grazie a Orecchio Acerbo, Piccolo Elefante è arrivato anche nelle librerie, nelle biblioteche e nelle case italiane.
Sesyle Joslin, accompagnata dalle splendide illustrazioni di Leonard Weisgard, degne delle fiabe più belle e poetiche, ci racconta di una notte speciale nella casa di Piccolo Elefante.
Piccolo Elefante non è più così piccolo, è seduto al tavolo della cucina, riflette e sente che è arrivato il momento. Dice a Mamma Elefante: “stanotte è la notte della mia avventura. Sto per andarmene per conto mio, tutto solo”.
La mamma, tra il divertito e il commosso, lo omaggia con il bis di purè, fagiolini e pagnotta e con una torta fatta apposta per lui, con la glassa bianca e rosa e tante ciliegie a decorarla.
Finita la cena Piccolo Elefante corre a prepararsi: indossa una pelliccia dimenticata da Zio Elefante, il cilindro di Nonno Elefante, gli stivali di Papà Elefante
Quello che sta vivendo è un evento unico, un momento delicato, una notte che assume le fattezze di un vero e proprio rito di passaggio.
Prende la lanterna, una spada (per ogni evenienza) e Orso, suo fido compagno.
Poi chiede alla mamma un cestino di provviste, con latte e biscotti.
Piccolo Elefante saluta la nonna, il nonno e il papà, dà un bacio a Mamma Elefante che gli raccomanda di lavarsi i denti.
Mentre fa anche quest’ultima cosa, davanti allo specchio cerca di infondersi forza: “Questo è un fenomenale, piccolo elefante coraggioso e molto pulito, dico io”.
Finalmente ecco che parte: attraversa la sala, svolta coraggiosamente in camera sua e balza sul letto.
“Ce l’ho fatta! […] Senza dubbio ce l’ho fatta! Tutto solo e per conto mio”. Toglie pelliccia, cappello e stivali, ripone la lanterna, infila la spada sotto al cuscino. Orso, ai piedi del letto, fa la guardia mentre Piccolo Elefante si rifocilla con latte e biscotti.
L’impresa è compiuta. Piccolo Elefante dal suo letto augura a tutti la buona notte. Di rimando tutti barriscono dal grande salone un saluto che viene dal cuore.
Superfluo forse dirvi che per me questo albo è un piccolo tesoro: lo si legge la prima volta e si pensa che stia per compiersi chissà quale gigantesca impresa. Si arriva alla fine e si pensa “tutto qui?”. La domanda, scaturita dal nostro sguardo adulto sul mondo, dura però soltanto un attimo, un brevissimo istante. Poi capiamo. Ci rendiamo conto che sì, in casa di Piccolo Elefante si è effettivamente compiuta un’impresa degna di essere ricordata.
Questo albo, nel 1960 come nel 2015, sa dare la giusta importanza a uno dei momenti cruciali della nostra esistenza: decidere di andare a dormire da soli, senza più mamma e papà al nostro fianco.
Vi pare poco? Per un bambino è una decisione grande, importante, densa di significato.
Quante cose imparano i bambini da quando nascono! Prima gattonano a malapena, poi eccoli correre in giardino; prima bofonchiano qualche parola, poi ci ammaliano con la loro parlantina; prima vogliono la nostra mano, poi quella di un compagnetto a scuola.
Tutto cambia ed evolve così in fretta e con una tale naturalezza che a volte ci dimentichiamo che questi mutamenti sono per loro vere e proprie conquiste, gradini scalati faticosamente, con quotidiano impegno, nello sforzo costante di superare i propri timori e lasciarsi andare. Il loro è un continuo provare, cadere, rialzarsi. E crescere.
Ci vuole tanta fiducia, tanta pazienza, tanto coraggio. Come quello di Piccolo Elefante, “Brave Baby Elephant”, che da quella notte è cresciuto, è diventato un po’ più grande.
Maria Salbego