Spino è un tipo tosto, spinoso di nome e nel carattere.
È stato allevato per essere nero, cattivo e indisponente.
Se ne va in giro a spaventare le lumache e le ranocchie, a ringhiare e poi a sghignazzare di fronte alla paura degli altri.
È solo, come può esserlo chi si afferma con la forza sugli altri, chi non gode della stima e del rispetto di nessuno, ma semplicemente viene temuto ed evitato.
Spino è spietato e fa il gradasso, come gli è stato insegnato.
Non si fa scrupoli, si crede invincibile.
Le cose, però, possono cambiare all’improvviso ed è proprio quello che succede a lui. Un giorno qualunque, una spina alla volta, il mostriciattolo si ritrova nudo.
La sua vita si trasforma rapidamente: niente più spine ispide e scure, fine del suo temibile aspetto. Anche lo sguardo truce, senza il suo folto e pungente rivestimento, sembra non funzionare più.
Spino si scopre indifeso, il suo aspetto gli pare ridicolo e sicuramente non adatto al suo ruolo di cattivone. Ora sono gli altri a ridere di lui, a prenderlo in giro.
Triste e sconsolato, Spino si rifugia in un angolo a pensare. È così che lo trova Bernardo, un coniglio davvero saggio che, ascoltata la sua storia, invita Spino a fare una bella passeggiata.
È così che nasce un’amicizia, fatta “di cose serie…e anche meno serie”. Bernardo offre a Spino la possibilità di guardare a quel che gli è successo con nuovi occhi: essere senza spine significa godersi il sole e il vento sulla pelle, non bucare i palloni, ma soprattutto poter stare vicino, davvero tanto vicino, agli altri.
Quest’ultima per Spino è la cosa in assoluto più bella, una scoperta piena di dolcezza. Anche lui può amare ed essere amato e senza la sua corazza di spine (reale e metaforica) può mostrare il suo lato più affettuoso e sensibile.
Una mattina all’improvviso Spino si sveglia ricoperto di nuovo dal suo manto ispido, è di nuovo pauroso, finalmente può tornare a spaventare tutti. Se il suo aspetto però è quello di prima, è il suo cuore ad essere cambiato. Terrorizzare gli altri, farli fuggire, non lo diverte più, non ne capisce più il senso.
Di nuovo si siede in un angolo a pensare. In ognuno ora vede un lato positivo, qualche pregio che lo rende simpatico e comunque non così insopportabile da meritare di essere costantemente rincorso e maltrattato.
Anche questa volta passa di lì Bernardo, che lo ascolta e lo consola. Al coniglio l’aspetto di Spino proprio non interessa: che sia rosa e morbido oppure marrone e spinoso, per lui resta sempre lo stesso, è sempre suo amico.
I due corrono a giocare e a divertirsi ancora e ancora, senza più timori, forti della loro bella amicizia.
Viene spontaneo, agli occhi di un grande, vedere in questa storia qualcosa di più profondo: in quelle spine i capricci, i dispetti, le barriere che mettiamo a difesa di noi stessi e del nostro lato più debole.
È dura scoprirsi fragili, mostrare agli altri il nostro lato “morbido e rosa come una caramella gommosa”, rivelare le nostre insicurezze e le nostre paure.
È molto più semplice fare i duri, quelli sempre forti e invincibili.
Un amico però sa andare oltre le spine, di noi vede e ama proprio la parte più indifesa. Conosce quello che ci fa ridere, quello che ci spaventa, si espone come facciamo noi con lui.
Così, tra una spina e l’altra, è l’amicizia di Bernardo che fa capire a Spino di potersi amare e di poter essere amato per quello che è, per poter finalmente essere felice.
Buona lettura
[Spino. Ilaria Guarducci, Camelozampa, 2016 Età di lettura: dai 3 anni]