Chi lo dice che i libri dopo un po’ che sono sul mercato diventano vecchi? Ci sono libri che la loro età non la sentono affatto e, soprattutto, non la fanno sentire a noi lettori.
Di esempi che ne sono moltissimi (ve lo ricordate Il Grinch[1], del Dr. Seuss?) e si tratta di libri considerati davvero intramontabili.
Tra questi se ne sta appollaiato, come uno dei suoi protagonisti, I tre piccoli gufi di Martin Waddell e Patrick Benson.
Questo splendido albo, che risale al 1992, è stato pubblicato in Italia solo nel 2004, con grande rammarico di chi, come me, nei primi anni ’90 era bambino e si sarebbe volentieri immerso tra le sue pagine.
Vi racconto un po’ la storia. Sara, Bruno e Tobia, tre piccoli gufi, una notte si svegliano e non trovano più accanto a loro Mamma Gufa.
Inizialmente sbigottiti dalla cosa, i tre si chiedono dove possa essere andata, cercano di trovare una spiegazione, per farsi coraggio.
Fuori è buio e, piano piano, la paura e il senso di abbandono cominciano a farsi sentire.
“Voglio la mamma!” ripete Tobia, il più piccolo dei tre. I gufetti cercano di non perdere la calma, escono dal loro nido caldo e confortevole e si dispongono sui rami dell’albero che li ospita.
Immobili, fissano con i loro occhioni color ambra l’oscurità, in attesa di un segnale, di un fruscio, insomma di qualcosa che annunci il ritorno di Mamma Gufa. Mentre sono lì pensano (“tutti i gufi pensano molto!” dice il libro), continuano a incoraggiarsi l’un l’altro.
Quel momento di difficoltà li unisce, fisicamente e come fratelli. Si sistemano tutti sullo stesso ramo, quello di Sara, che pare essere la più grande. Stanno così vicini da toccarsi, da diventare un tutt’uno. Sempre tutti insieme ad un certo punto chiudono gli occhi, desiderando la medesima cosa: che la loro mamma faccia ritorno.
È allora che lei ritorna, coi suoi piccoli che le ronzano attorno festanti e finalmente rassicurati dalla sua presenza. È calma, accogliente, sprigiona un calore che avvolge anche chi legge. È lì, è come se non fosse mai andata via. La paura non c’è più, è passata.
“Lo sapevate che sarei tornata” dice lei di fronte alla loro esplosione di gioia.
Lo sapevano, sì, come lo sa ogni bambino quando la mamma deve allontanarsi da lui. Eppure è una cosa che ci vuole tempo per accettare.
Il distacco dalla mamma comporta inevitabilmente una crescita per i bambini. La mamma nutre, la mamma ascolta, la mamma protegge. Poi, la mamma deve andare via, magari per mezzora, magari anche per meno, fatto sta che sembra sempre un’eternità.
Non esiste un momento in cui i bambini siano davvero pronti, bisogna metterli alla prova, aiutarli a capire. Bisogna anche mettersi alla prova, perché, siamo onesti, non c’è mamma che si senta pronta al cento per cento ad abbandonare la dolce sicurezza di quel rapporto che nei primi anni di vita è quasi esclusivo. È un crescere insieme, un passo per volta.
Qui i passi sono addirittura due: la mamma non c’è ed è anche buio. Due grandi paure per un bambino, due motivi di insicurezza.
Eppure tutto si supera, la mamma ritorna, così come torna la luce del sole. Ogni cosa si rimette a posto e, finalmente, ci si abbraccia al sicuro.
Buona lettura,
Maria, Il Signor Pob
I tre piccoli gufi
[Martin Waddell, Mondadori, 2004. Illustrazioni di Patrick Benson.]